“Pubbliche intimità“. Testo introduttivo di Mario Cresci
“… Ricercare una fotografia che tenga conto di nuovi rapporti dialettici e che sia anche un possibile metodo per organizzare lo sguardo…”
Così scriveva Luigi Ghirri, sulla ricerca di senso della fotografia contemporanea.
In questa serie di fotografie, realizzate all’interno di alcuni tra i più importanti musei di Roma, Alfredo Corrao ha organizzato il suo sguardo su dettagli di opere di varia natura con l’intento di liberarsi dalla caotica realtà del quotidiano, in un ideale “isolario” dove l’arte vive attraverso gli sguardi dei visitatori.
“Dentro ai luoghi dell’arte”, scrive l’autore, “sento il bisogno di vivere un processo immersivo che ritengo essenziale per dare vitalità alle mie immagini in un ambiente come il museo che accoglie il tempo sospeso dell’arte e della sua storia. È come essere isolati in una bolla da dove trarre le idee per fotografare…”.
Così nascono figure, segni, analogie formali, tra le varie icone che lo sguardo del fotografo riesce a prelevare e trasformare in sequenze fotografiche. Felicissime analogie dove, attraverso lo sguardo di Corrao, la fotografia sembra rivelare nel suo referente, sia esso un dipinto, una scultura o un decoro di arredo, l’opportunità di un diverso senso del vedere.
Se è vero che la fotografia attingendo alle opere d’arte museali ha una funzione cognitiva oltre che formale, è anche vero che ogni immagine che nasce da questo processo genera una propria icona: la mappa di un ideale “paesaggio della mente”. Con il felice titolo di “Pubbliche intimità” Alfredo Corrao propone uno sguardo su Roma molto lontano dalla velocizzazione dove tutto passa attraverso una ripresa di superficie, quella che un tempo si declinava come “fotografia piaciona”, sensibile ad acquisire consensi estetici piuttosto che di contenuto.
Abituato a vivere per suo mestiere con l’arte negli occhi, Corrao è soprattutto un autore che sa costruire immagini con la fotografia e lo fa con la sensibilità e la competenza tecnica che gli appartengono. È questa una sua precisa identità di fotografo che ama immergersi nei luoghi tra il passato e il futuro dell’arte dove la fotografia è il medium di una continua trasformazione del vedere.
Mario Cresci
Maggio 2024
Ne hanno parlato: